Se per caso qualcuno avesse dei dubbi sul fatto che una scappata nei Paesi Baschi valga la pena, pubblichiamo questa presentazione decisamente invitante.
Non è per caso che questo paese sia -già sin dal suo nome- una pluralità.
C´è un Paese Basco Francese circondato dalla storica Guascogna, e c´è un Paese Basco Spagnolo che si affaccia sulle terre della vecchia Castiglia e dell´antico Regno di Aragona.
C´è un Paese Basco marinaio, che ha lasciato la sua impronta dal confine orientale dell´Atlantico (golfo di Biscaglia) al confine opposto, a Terranova, alla localitá di Port aux Basques ,tra le altre. C´è tuttavia un Paese Basco boschivo e montanaro, legato da profonde radici alle sue leggende e tradizioni ancestrali. E c´è perfino un Paese Basco della pianura, dove i raggi del sole accarezzano senza fretta i dolci grappoli, stracolmi d´acini d´uva.
Qui convivono senza disagio una lingua millenaria con le correnti artistiche piú avanguardiste. Qui si può gustare la cucina casalinga più saporita o assaggiare la più esclusiva cucina d´autore. Qui una grande varietà di alloggi permette di soddisfare ogni esigenza: sia soggiornare in un casolare cinque volte secolare sia alloggiare in un modernissimo cinque stelle "design". Tutto è possibile.
Qui si può fare ogni sport -tra i quali la celebre palla basca- ma si può anche fare -eccome!- "il dolce far niente".
Qui, insomma, non c´è che un problema: quello di scegliere!
"Ené!" -Ahimè! - Questo non è un paese per indecisi!
Questo è uno strumento per usare la lingua italiana, ma anche per approfondire qualsiasi argomento di nostro interesse, e commentare inoltre quanto presentato a lezione da chi vi partecipa. Il blog va curato, nel senso che se non lo alimentiamo con le nostre opinioni e informazioni, perde senso. Perciò saranno benvenuti tutti gli interventi di qualsiasi tipo! Nessuno vi interromperà correggendo il vostro italiano, non abbiate paura.
domenica 11 marzo 2012
I Paesi Baschi...... cosí tanto da scegliere !
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E insomma, dopo tuuuuuuuuuuutti gli interventi pro-Bilbao, contro il campanilismo, sull'identità, l'orgoglio culturale eccetera eccetera nemmeno un commento sui paesi baschi???
RispondiEliminaVa bene, allora comincio io: belli belli i paesi baschi! Mi piace che conservino ancora molto di naturale, di selvatico, di incontaminato. Mi piace Bilbao, anche se non è il posto che sceglierei per vivere, mi piace il fatto che pur essendo piccola (perché in Italia le città son tutte donne) ha spazio per tutto, per bei prati, larghe strade, piazze spaziose e tanta bellezza. Sì, a me Bilbao mi piace assai! Se si bevesse un po' di meno e si facessero più attività di gruppo (e quando dico gruppo non mi riferisco alla quadriglia) sarebbe proprio perfetta! A voi la parola!
Il mare, un oceano Atlantico quasi sempre increspato dal forte vento Nord, le sue grandi onde furiose sugli scogli, il suono dei gabbiani in volo, le falde delle montagne con i loro boschi, querce, faggi..., i verdi prati dei piccoli paesini, il cielo ora grigio, ora azzurro delle rumorose città, i porti pescherecci, il profumo del pesce alla griglia, i banconi di bar e taverne stracolmi di vassoi pieni di gioielli gastronomici, il vivace ambiente popolare di questi locali... insomma: I Paesi Baschi. Una terra dominata dalle condizioni climatiche e dai fenomeni della natura, una terra piena di contrasti, di odori, una terra che a molti livelli, vi lascerà tutt'altro che indifferente!!!
RispondiEliminaC'è anche un ormai invecchiato e sfinito Paese Basco operaio del quale appena si parla perché adibito da sempre ai lavori più brutti e mal pagati, là dove i boschi avevano degli strani alberi che fumavano come posseduti, abitavano in posti ostili dove i panni stesi si tingevano di un distinto colore grigiastro e i vicinissimi potevano raccontarsi i segretti più bui da un finestrino all'altro di case strette come i vagoni del treno che una volta li portarono qui.
RispondiEliminaLe loro radici si allungano fino a lontani paesini di pianura secca d'estate da dove una volta avevano visto in lontananza qualcosa di brillante che gli aveva fatto scattare e fare la valigia al più presto possibile per rifarsi una vita.
Visti da qualche/molti Attila campanilista come gli unni venuti qui per inquinare la sacra terra degli antenati e per imporre la lingua dell'Impero, (a loro insaputa nella versione più civile dei fatti) si sono dovuti fare perdonare per non avere il pedigree. Perfino dai loro figli, divenuti rotweiler prodotti dalla ingegneria patriotica.
Ieri ho letto che in questi plurali Paesi Baschi, alcuni non vogliono che la scuola dove educano (grossa parola questa qui) i loro figli si chiami Velázquez o Lope de Vega. Preferiscono i toponimi... Direbbero lo stesso se il nome fosse stato Sabino Arana o Txillardegi? Alcuni siamo già vecchi e vaccinati, malgrado siamo sempre di meno, e sappiamo che c'è gente che soltanto capisce la sua e soltanto sua squallida "identità" in oposizione ad un'altra vista come nemica. Ridicoli ignoranti...
Che bel giorno che fa! Prendo la bicicletta e vado a fare una lunga passeggiata. Il sole da queste parti è troppo turista...
Prendo spunto dal commento di Bastiano per condividere sul blog un'informazione interessante che ho avuto ieri sera, tornando da una lezione di flamenco nel centro cívico di Otxarkoaga. Mentre chiedevo informazioni su quale autobus portasse verso il centro e una coppia di signori anziani mi rimproverava perché non conoscevo plaza España, un altro signore mi si è avvicinato e dopo avermi gentilmente aiutato a prendere l'autobus giusto mi ha raccontato la storia del quartiere, di come in soli due anni, sotto la dittatura, erano state costruite decine di palazzine, principalmente per combattere il chabolismo, di chi ci viveva, di chi ci vive ora, del centro cívico, il primo di Bilbao, costruito dalla gente del quartiere, nonché del fatto che il primo bilbaino a salire sull'Everest è stato un uomo di Otxarkoaga.
RispondiEliminaMi ha detto che recentemente è stato ritrovato una specie di documentario sulla storia di questo quartiere, con immagini e, credo, riprese dell'epoca della sua costruzione, che ne è stato fatto un DVD che è stato distribuito alla gente di Otarkoaga. Ho chiesto informazioni al centro cívico, ma mi hanno detto che per il momento, per quanto ne sapessero, era scaricabile dal sito dell'Ayuntamiento, ma si sono appuntati il mio numero di telefono per darmi maggiori informazioni. Ho cercato sul sito ma senza grandi risultati.
Se qualcuno riesce a trovarlo, credo che condividerlo sul blog sarebbe bello e, almeno per me, molto interessante.
Otxarkoaga non risponde molto all'ideale turistico di Bilbao, pur facendone parte.
Sarebbe un modo più sensato, secondo me, di parlare del paese in cui viviamo.
Qui, puoi dare un'occhiata.
Eliminahttp://www.otxarkoaga.com/1961-pelicula-ocharcoaga/
Di nuovo gratamente sorpresa dalla partecipazione al blog proprio su qualcosa che ci riguarda fisicamente da vicino, dovrò probabilmente cercare di capire che nuova impostazione dare a questo strumento di scambio.
RispondiEliminaGrazie comunque per tutte le informazioni di cui vengo man mano a conoscenza mentre vi leggo. Pur abitando a Bilbao da molti anni ormai, scopro sempre cose nuove, per mia grande fortuna, perché a volte la voglia di emigrare verso una terra meno diffidente verso l'estraneo, non mi manca. Chissà poi se esiste questa terra. mah?
Fantastico, grazie mille a María A2!
RispondiEliminaTrascorrevano gli anni settanta, sì, gli inizi di quello decennio. Io, insieme alla mia famiglia, ci eravamo trasferiti a vivere a un piccolo appartamento a Santutxu, quartiere che apparteneva al distretto quattro della città di Bilbao. Tutti i pomeriggi di quell'estate, io, ancora una ragazzina e mia madre andavamo a spasso. Abbiamo preso l'abitudine di fare belle passeggiate e così scoprire i dintorni di quel posto, per noi, ignoto. Camminavamo sui lunghi marciapiedi che collegavano i due quartieri di Bilbao, Santutxu e Otxarkoaga, accanto a loro si estendevano grandi superficie di terreno polveroso. A quel tempo, gli escavatrici realizzavano i primi lifting a quel terreno fabbricabile e alcuni operai collocavano i primi mattoni per costruire le troppe abitazioni che poi avrebbero dato nome a un altro quartiere bilbaino, Txurdinaga. Nel percorso trovavamo crocchi di operai che mentre riposavano della dura giornata lavorativa fumavano qualche sigaretta. Io e la mamma continuavamo a camminare fino a giungere a Otxarkoaga. Di fronte a noi, si ergevano come giganti, altissimi palazzi, costruiti a casaccio. Tuttora bei ricordi rimangono dentro di me. Ricordo il buio che si rinchiudeva fra gli altissimi palazzi, ricordo i loro balconi, rossi, verdi, gialli... ricordo le persone che incrociavo e che abitavano in quei rioni. Uomini, donne, i loro figli, insomma molti immigrati, galiziani, dell'Estremadura... che al pari di mia madre avevano deciso di tirare a campare nei Paesi Baschi. Molti tentavano di mettere su qualche piccola attività commerciale, ricordo i loro piccoli negozietti, il loro sacrificio, ma soprattutto ricordo i loro occhi, il loro sguardo. Lo sguardo della mamma mi mostrava la forza del volo dei gabbiani, delle onde del mar Cantabrico nonché il colore azzurro, talvolta grigio del cielo dei Paesi Baschi, sì, osservavo quegli sguardi che nonostante recassero la traccia del dolore e della fame, in quel momento portavano la speranza e l'amore verso quella terra che li aveva aiutati e gli aveva dato la possibilità di respirare una boccata d'aria, ma più che altro la possibilità di vivere.
RispondiEliminaCredo, invece, che siano stati gli immigrati ad aver aiutato "quella terra", Arantza.
RispondiEliminaNon ho mai capito bene la teoria secondo la quale quelli che lavorano duro in cambio di un magro stipendio devano ringraziare "non so chi" (terra, popolo, padrone...) per campare del proprio lavoro.
Forse sia la conseguenza di considerare la "propria" terra come un giardino privato dove lo straniero venuto a spargere lo sterco deva ritenersi fortunato di essere stato "ammesso"... malgrado in tantissimi lo vedano sempre come estraneo.
Senz'altro, la terra non ha padroni e io, nata a Bilbao, non credo che questo posto sia "il mio giardino privato". Comunque, nonostante le persone nel passato, abbiano lavorato in cambio di un magro stipendio, non tutti i posti sono stati così accoglienti!
RispondiEliminaNon saranno vere entrambe le cose? Che terra ed immigrati si "aiutano" e si necessitano a vicenda? Tante persone incontrano in terre lontane più o meno accoglienti la possibilità di vivere, così come terre chiuse in se stesse e nelle loro scarse risorse (umane soprattutto) possono crescere ed arricchirsi non solo economicamente, ma anche culturalmente.
RispondiEliminaNon credo sia questo, purtroppo, il caso dei Paesi Baschi, Irene. Da queste parti per troppa gente perfino i venuti da altre zone della Spagna (scusa tanto, dello Stato spagnolo) sono ritenuti una sorta di invasori che hanno contribuito alla rovina della cultura DOC, lingua "propria" inclusa (sempre fa comodo avere un capro espiatorio per spiare le proprie carenze). Ancora si possono sentire dei commenti spregiativi contro quelli che non hanno "assimilato" la supposta vera identità della "terra" dove furono accolti a braccia aperte (sempre che avessero le due braccia per lavorare, senz'altro). Per troppi, loro malgrado,la Maketania (l'insieme degli immigrati di origine spagnola) esiste ancora. E non sto a cercare il pelo nell'uovo. Soltanto occorre stare un po' attenti per rendersene conto.
RispondiEliminaMa questo non è accaduto solo qui Bastiano. Accade ovunque ci sia un fenomeno di migrazione massiccia. Se poi la terra di destinazione del flusso migratorio è una terra chiusa, nel senso di poco abituata a vedere stranieri, persone spesso molto diverse fisicamente, caratterialmente e culturalmente, è una reazione quasi inevitabile. L'80% dei bilbaini che conosco sono figli o nipoti di antichi migranti e non ho mai notato, finora, intolleranza, vergogna o disprezzo per le loro origini. Di sicuro quello che dici è reale, lo testimoniano, per quel che ne so, proprio quartieri come Otxarkoaga, creati appositamente molto distanti dal centro città, lo testimoniano i racconti di alcune persone che ho conosciuto, nate e cresciute qui ma spesso considerate di un altrove. Il rifiuto verso lo straniero, la xenofobia, che sia verso l'africano o verso il connazionale, verso il campagnolo o l'asiatico è, purtroppo, una caratteristica comune a moltissime culture, anzi, alla stragrande maggioranza.
RispondiEliminaPensate a un paese come l'Italia, dove la xenofobia è diventata addirittura la base di un partito politico, uno, ahimé, dei primi partiti politici italiani. Ma non solo. Anche nell'"aperto" sud si sono verificati numerosi episodi di razzismo e rifiuto dello straniero.
La xenofobia è un fenomeno sovranazionale, ed ha le sue spiegazioni. Altro discorso è dividere il mondo in buoni e cattivi. Su questo prendo le distanze, perché credo sia cadere nello stereotipo opposto: immigrati=buoni, onesti e sfortunati; locali= padroni cattivi e ignoranti.
Solo se si smette di avere questa visione bipolare così netta è possibile andare oltre e costruire una nuova coscienza a sensibilità. In Italia, in Spagna, in Europa o in qualunqua altra parte del mondo.
Sto parlando di un rifiuto politico con delle radici profondamente xenofobe, nonostante queste si siano sfumate a causa dell'impossibilità di rivendicare una purezza razziale che non esiste più.
RispondiEliminaA modo di aneddoto, a mio avviso abbastanza significativo, ti dirò che da queste parti si arriva perfino all'assurdità di voler cambiare l'ortografia dei propri cognomi d'origine spagnola pur di farli diventare fintamente "baschi".
Non divido il mondo così semplicisticamente in buoni e cattivi, ma in xenofobi e non xenofobi (o meno xenofobi, perché xenofobi credo siamo tutti in certo senso) E ci sono anche i xenofobi ridicoli per eccellenza, quelli che si vergognano della loro origine fino a diventare i più radicali tra i radicali.
Per fortuna, nei Paesi Baschi c'è anche molta gente normale... giuro!
La politica è una brutta bestia, esalta le bellezze o le bruttezze di luoghi e persone per permettere a pochi individui senza scrupoli di raggiungere il potere. Non investigherei oltre in questa sede, visto che mi sa che ci stiamo allontanando un po' dall'argomento iniziale di questo post. Tornando ai Paesi Baschi sarebbe bello secondo me mettere in comune notizie su gite, escursioni, ristoranti, concerti, locali, mostre, paesi...magari di percorsi non proprio superturistici che tutti conoscono...qualcosa di più nascosto, meno conosciuto ma altrettanto bello e interessante! Chi comincia?
RispondiEliminaLa politica è una brutta bestia, esalta le bellezze o le bruttezze di luoghi e persone per permettere a pochi individui senza scrupoli di raggiungere il potere. Non investigherei oltre in questa sede, visto che mi sa che ci stiamo allontanando un po' dall'argomento iniziale di questo post. Tornando ai Paesi Baschi sarebbe bello secondo me mettere in comune notizie su gite, escursioni, ristoranti, concerti, locali, mostre, paesi...magari di percorsi non proprio superturistici che tutti conoscono...qualcosa di più nascosto, meno conosciuto ma altrettanto bello e interessante! Chi comincia?
RispondiEliminaHai ragione, Irene. Ci siamo allontanati un po'... Come al solito un argomento porta a un altro, questo a sua volta a un altro e così via fino a non si sa mai dove. Ne prendo atto.
RispondiEliminaE come mi sa che hai voglia di conoscere i dintorni, ti propongo un posto che nonostante sia abbastanza conosciuto, non ha niente a che vedere con le "meraviglie" (stop, Bastiano, niente maledette virgolette, per carità!) della "nuova" (aghhhhh!le maledette mi perseguitano) e turistica Bilbao: La Arboleda... un paesino storico dall'origine mineraria diventato un paesaggio fantastico con delle miniere abbandonate e dei percorsi didattici. E dove si mangiano i famosi fagioli (con tutti i "sacramenti") Buonissimi ma pesantissimi.
C'è la possibilita di arrivarci in funicolare da Trapaga (vicino a Bilbao), il che fa più attraente la gita.
Un posto da vedere!
Anche c´e una cittadina vicino a Donostia che si chiama Getaria dove si mangiano i famosi pesci come il merluzzo y . peraltro si puó visitare il museo di moda "Cristobal Balenciaga"
EliminaConosco un posto dove ancora ti sorridono, ti guardano agli occhi e ti trattano di amico. Pur essendo un negozio, cioè i padroni vendono un prodotto e i clienti pagano, ha un altro odore e un altro sapore. Odora di selvaggio, odora di fieno, sa di amicizia. Nascosto tra le gigantesche montagne della Sierra Salvada, ai piedi del Tologorri, in un piccolo paesino Aguiñiga, vicino a Amurrio, c'è un caseificio dove una coppia molto simpatica, elabora un formaggio fatto a regola d'arte e non molto costoso.
RispondiEliminaPrima di assaggiare questa prelibatezza, con denominazione di origine Idiazabal, il palato festeggia il suo arrivo con l'acqualina in bocca, i denti applaudono e comincia la festa. Si mastica, ci si scioglie piano piano ed è allora, proprio in quel momento, quando la testa va altrove e la vita prende senso, certo, uno ci si rende conto dei veri piaceri, quelli i più semplici.
Io conosco un parco che ha niente a che fare con gli altri parchi di questa città. È piuttosto una specie di bosco accompagnato da un piccolo lago. È vicino a Arrigorriaga ed è conosciuto come "El parque de la Dinamita". Vale la pena fare una passeggiata in una giornata di sole come questa. Infatti, sto partendo per lì proprio adesso! ;)
RispondiEliminaUao! Che belloooooo! Mille grazie a tutti per i suggerimenti! Ci andrò di sicuro...non appena mi passa questa febbre maledetta! Da parte mia ho trovato molto bella una piccola baia di cui adesso non ricordo il nome, ma ve lo farò sapere presto, non lontana da San Juan de Gaztelugatxe e dalla spettrale centrale nucleare mai fatta funzionare.
RispondiEliminaNon sarà per caso Armintza? Comunque potremmo sempre esplorare la zona, per scoprire nuovi scorci.
RispondiEliminaAh! Dimenticavo. Il parque de la dinamita o mendikosolo, come suggerisce Maria, è davvero un'isola felice in cui scoprire di tutto e di più. Dalla chiesetta romanica a mezz'ora di cammino, con bassorilievi erotici , ai cigni covando in primavera tra i pedalò del laghetto artificiale.
RispondiEliminaSe ci andate con bambini, è il luogo perfetto per trascorrere una piacevole domenica.