BOCCACCIO AL
FEMMINILE
Quest’anno si
celebrano i 700 anni della nascita di
Giovanni Boccaccio (1313-1375) il poeta e narratore toscano autore de Il
Decamerone, raccolta di novelle del Trecento , opera che lui dedicò alle donne
che amano. In occasione della giornata internazionale della donna, dal blog
d’italiano vogliamo avvicinarvi a lui e al suo libro. Perché all’interno del
Decameron - scritto fra il 1348, anno dell’epidemia di peste in Europa, e il 1353,
ed ambientato tra Firenze, a Santa Maria
Novella, e Fiesole-, la figura femmminile viene a rivestire un’importanza tutta
particolare. Boccaccio individua il
pubblico delle donne come il pubblico ideale, destinatario privilegiato della
sua raccolta.
Già in testa
all’opera compare la seguente indicazione:”Comincia il libro chiamato Decameron
cognominato principe Galeotto, nel quale si contengono cento novelle in dieci
dette da sette donne e da tre giovani uomini.”
Il riferimento a
Galeotto introduce il tema dell’amore e delle donne.Il principe Galeotto era
infatti, un personaggio dell’amore cortese che fu intermediario d’amore tra
Lancillotto e Ginevra. E nel famoso verso del canto dell’Inferno di Dante,
Francesca da Rimini termina il suo racconto
dicendo “Galeotto fu il V libro e chi lo scrisse”.
Ma la donna del
Decameron non è più la donna-angelo presente nella cultura della fine del
Duecento e del Trecento di Dante. La
donna boccaccesca è umana e piena di desiderio.
In Giovanni Boccaccio
non c’è conflitto fra spiritualità e sensualità. Proprio l’eros e la sensualità
femminile, tradizionalmente repressi e condannati, sono rivalutati con grande
spregiudicatezza da lui, fino a capovolgere i luoghi comuni della polemica
misogina (dall’insaziabilità sessuale all’infedeltà e all’adulterio delle
donne).Vi invitiamo a conoscere la storia di monna Sismonda (giornata VII,
novella 8) che applica il suo ingegno a tradire il marito, oppure quella di monna
Filippa (giornata VI, novella 7) che difenderà l’adulterio davanti al tribunale
di Prato come diritto alla piena soddisfazione erotica e alla libertà di
disporre del proprio corpo. La donna , secolarmente esclusa dall’uso pubblico
della parola, almeno una volta, con monna Filippa, se ne approppria e in
tribunale, davanti a un pubblico maschile difende vittoriosamente i diritti
delle donne non solo in amore, ma anche nel promulgare le leggi. La donna è
capace di coraggio, dà prova di virtù e
di ingegno, ma la sfera della sua azione è sempre ed esclusivamente limitata
all’ambito erotico.
Eppure alle donne
che abitano nei conventi (La badessa e le brache, giornata IX, novella 2),
Boccaccio ci fa sentire la forza dell’amore: “assai sono di quegli uomini e di
quelle femmine che si sono stolti, che credono troppo bene che, come a una
giovane è sopra il capo posta la benda bianca e indosso messole la nera cocolla, che ella più non sia femmina
né più senta dei femminili appetiti se non come se di pietra avesse fatta
divenire monaca”.
Oltre alla
lettura delle cento o soltanto di alcune novelle di Boccaccio se vi interessa
leggerle e conoscere un po’ la Toscana e l’Italia del Trecento, potete vedere anche il film di Pasolini del 1971 ispirato a nove racconti tratti dal Decamerone. E se volete approfondire
ulteriormente, vi suggeriamo di guardare http://www.pasolini.net/cinema_decameron_AM.htm
a cura di Angela Molteni. Ed anche di ascoltare e vedere Dario Fo mentre spiega l’opera di Giovanni Boccaccio.