lunedì 12 marzo 2012

Il posto fisso, che noia!

Le dichiarazioni di qualche tempo fa del primo ministro Monti, hanno suscitato non poche polemiche. Eccovi un passo dell'articolo di Marco d'Eramo pubblicato sul quotidiano il manifesto il 3 febbraio scorso.
«Che noia signoremio il posto fisso: non per niente il lavoro a vita gli antichi lo chiamavano ergastolo. I giovani sono proprio strani: non capisco proprio perché aspirino a una tale condanna. Perché non ambiscono a uno spassoso interinato? Lavorare deve darci il brivido degli amori fugaci: per me già un contratto Cococo è una routine insopportabile. E non mi venga a raccontare che in Italia il 31% dei giovani è disoccupato. Lo sono perché non vogliono rischiare l’inebriante esperienza del lavoro giornaliero. Non hanno l’audacia di allargare i loro orizzonti: i ruvidi caporali possono essere così affascinanti! Vuole mettere quanto è più stimolante un bel posto precario in nero, magari da sguattero a Porta Ticinese, rispetto al trantran di un travet? E per favore la smetta con la litania dei più di due milioni di italiani tra i 55 e i 65 anni che non lavorano più ma non hanno ancora diritto alla pensione: tanto da adesso dovranno aspettare fino a 67 anni. Lei dice che sono sul lastrico: invece vivono on the road».
Ma la battuta gli sarà scappata o gli viene proprio da dentro? Ormai è tradizione tra i politici italiani fare dichiarazioni di questo tipo. Ricordate Michel Martone che dichiarò che chi ancora non è laureato a 28 anni è uno «sfigato»), o Padoa Schioppa quando definí «bamboccione» chi è costretto a vivere a casa dei genitori?