mercoledì 11 settembre 2013

rientro a scuola

Chissà se anche voi vi sentite come i ragazzi del video che vi proponiamo, o se invece non vedete l'ora di riprendere il contatto con l'italiano, senza il quale ormai non potete più andare avanti. NON DIMENTICATE DI FARE L'ISCRIZIONE ENTRO IL 20 SETTEMBRE!! La rete a volte collassa, ma non desistete. Vi aspettiamo presto per il 2 ottobre. E, se proprio non resistete, potete sbirciare sulla web della EOI, la nuova sitografia suggerita. Ogni occasione è buona per imparare, sicuramente più che sui banchi di scuola.

giovedì 13 giugno 2013

le piccole cose che odio e amo di te

Pubblichiamo un omaggio ad Anastasia, la nostra lettrice, che ci ha accompagnate pazientemente e con passione durante questo corso, realizzato da studenti e studentesse di livello B1

Le piccole cose che odio di te

Ti chiederei di allontanarti presto da me

per tutte le piccole cose che odio di te.

Addiritura, non mi sembra che siano poche

Se vieni a vedermi con le mani così sporche

Se per strada parli tante volte ad alta voce,

non pensare di fare con me un viaggio di nozze.

E se hai l’idea di controllarmi tutto il giorno,

prometto che metterò la mia testa nel forno.

Di solito, dal tuo corpo esce un gran calore,

non sarebbe male senza quello strano odore.

E non posso immaginare un peggiore disagio

Di quello che sento sempre che mi togli il calcio.

Sì, riconosco che la tua mamma cucina bene,

ma non posso essere più infelice quando viene.

Non volevo, cara mia, una coppia di tre;

neanche le piccole cose che odio di te.



B1.2 gruppo 491





Le piccole cose che amo e odio di te

Per amarti amore mio

devi sapere ascoltarmi

con la tua generosità,

tranquillo, con pazienza,

ah che bellezza!!

Lascia da parte l’egoismo,

a me piace il senso dell’umorismo.

Non essere così quadrato,

ti preferisco un po’ matto.

Non dimenticare l’attenzione,

ma attento, un po’ d’immaginazione,

così caro mio ti amerò,

con o senza parrucchino.

B1.2 gruppo 491 (Dedicato ad Anastasia)





mercoledì 5 giugno 2013

GEMELLAGGIO BALMASEDA e SAN SEVERINO



Per concludere la serie di ricerche dei rapporti italo baschi elaborate da studenti e studentesse del gruppo C1, vi proponiamo queste informazioni sul gemellaggio tra Balmaseda e San Severino, cittadina delle Marche. Sentite un po'. Il gemellaggio fra entrambe le città ha avuto luogo in seguito alla celebrazione dell’VIII Centenario della Fondazione della Villa di Balmaseda, in Bizkaia nell’anno 1999. In quell’anno, è stato proprio il Comune di Balmaseda a cercare ogni tipo di evento per festeggiare questo anniversario. Quindi, considerando la sua peculiarità di importante città medievale, la Commissione per gli eventi festivi ha cercato dei rapporti con altri paesi e trovato alla fine San Severino, nella regione delle Marche, in Italia, con cui si sono messi in contatto. Tutte e due le città vengono messe in relazione per il nome del santo, San Severino appunto che, padrone, per quanto riguarda la Villa di Balmaseda, dà il nome alla località italiana, anche per la sua importanza all’epoca del medioevo. Da sottolineare tra i numerosi festeggiamenti, il Mercato Medievale a Balmaseda, che ancora oggi si celebra annualmente, e al quale ha partecipato, appena si sono gemellate il primo anno le due città, una rappresentazione di San Severino Marche, con il gruppo "Palio dei Castelli", che si è esibita nel tiro con l’arco, ecc. Esempio dell’intercambio più recente, il viaggio a San Severino della Coral Kolitza, di Balmaseda. Non viene voglia anche a voi di proporre qualcosa del genere tra la vostra città o il vostro paese e una località italiana? Che proporreste?

giovedì 23 maggio 2013

RICETTE VINCENTI

Eccovi le ricette vincenti dell'ultimo concorso gastronomico Saporitissimo!! Insalata pantesca (3º premio) L’insalata pantesca è un piatto freddo siciliano, tipico dell’isola di Pantelleria, a base di patate lessate, pomodori, cipolle, olive nere, origano e gli immancabili capperi, originari dell’isola stessa. Ingredienti Patate, novelle piuttosto piccole 600 gr Cipolle rosse 1 Olive nere Pomodori, 300 gr Olio di oliva extravergine 6 cucchiai Aceto di vino rosso 1 bicchiere Basilico qualche foglia Capperi di Pantelleria sotto sale 20 Origano, pepe, sale q.b. Preparazione Lavate e lessate le patate senza sbucciarle ponendole in acqua fredda salata per circa 30-35 minuti (il tempo di cottura preciso varia a seconda dalla grandezza delle stesse), poi scolatele, sbucciatele ancora calde e lasciatele raffreddare., dopodichè tagliate a fette di circa 1 cm di spessore. Sbucciate la cipolla e tagliatela a fette sottili, quindi mettetela per circa 30 minuti a bagno nell’aceto, dopodichè scolatela per bene. Lavate i pomodorini, tagliateli a metà e schiacciateli leggermente per fare fuoriuscire i semi interni e l’acqua di vegetazione; metteteli a scolare in un colapasta con la parte tagliata verso il basso. Mettete i capperi in un colino e sciacquateli per bene sotto l’acqua corrente per dissalarli. Schiacciate delicatamente le olive (magari aiutandovi con un batticarne o con la lama piatta di un coltello da cucina) ed estraete il nocciolo. Raccogliete in una ciotola capiente i pomodorini, la cipolla ben sgocciolata, i capperi strizzati, le olive denocciolate, le patate a fette; condite il tutto con olio extravergine di oliva unito ad abbondante origano, basilico spezzettato, sale, pepe e qualche goccia di aceto. Mescolate il tutto delicatamente e servite. Consiglio Se desiderate arricchire l’insalata Pantesca, per renderla più sostanziosa e trasformarla in un piatto unico, potete aggiungere del pesce arrostito e spezzettato, del polpo lessato, del tonno o degli sgombri al naturale o sott’olio, oppure del pollo lessato e tagliato a pezzetti. Fonte: http://ricette.giallozafferano.it TORTA AL FORMAGGIO (1º premio) INGREDIENTI: 1 pacco di biscotti (tipo “chiquilin”) 150 gr di burro ½ l di panna 1 pacco da 16 pezzi di formaggio (tipo “El caserio”) 3 uova, gli albumi montati a neve 150 g di zucchero 1 cucchiaio e ½ di farina Buccia di un limone grattugiata PREPARAZIONE: Frantuma i biscotti e mescolali con il burro, fai una massa e versa il composto nella teglia da forno. Metti il formaggio, la farina, la panna, i tuorli, la buccia del limone e lo zucchero in una ciotola, mescola tutto con lo sbattitore elettrico, e alla fine incorpora delicatamente gli albumi montati a neve. Versa il tutto nella teglia sopra i biscotti e metti in forno a 180º per circa 40 minuti. Focaccia Genovese Semplice (2º premio) Ingredienti per l’impasto Ingredienti per la copertura 200g. acqua 20g. olio 7g. Sale 3g. miele 320g. farina 17g.lievito di birra Olio d’oliva vergine Pomodorini ciliegino Origano secco Sale Olive Cipolla Preparazione: - Mettere nell’ impastatrice l’acqua, l’olio, il sale e la metà della farina. Iniziare a lavorare l’impasto fino a quando sarà assorbita la farina. - Aggiungere il lievito e la farina poco a poco. - Lasciare riposare l’impasto coperto con un tovagliolo per 10’-15’. - Dare 1 o 2 pieghe all’impasto e metterlo sulla teglia immergendolo con l’olio sopra e sotto, perché non si faccia la crosta. - Lasciarlo lievitare 50-60’ perché possa radoppiare di volume. - Schiacciarlo (senza tirare) fino a coprire tutta la teglia. - Cospargerlo con abbondante sale e lasciarlo lievitare altri 30’-40’ - Preparare la cipolla, i pomodorini, le olive... - Mettere un po’ d’acqua tiepida sopra l’impasto e poi dell’olio. - Fare dei buchi andando avanti e indietro con i popastrelli. - Subito mettere il condimento scelto e forse un goccio di origano. - Farlo lievitare per 60’ e poi metterlo in forno a 220º-240º per 15’-20’. - Fuori dal forno buttare un po’ d’olio sopra e stenderlo.

mercoledì 22 maggio 2013

CONSERVIERE: RAPPORTI TRA BASCHI E ITALIANI



STORIA DELLE AZIENDE CONSERVIERE DI PESCE (ITTICHE) NEI PAESI BASCHI

Insieme alle aziende enologiche, le aziende conserviere sono delle più antiche nei Paesi Baschi. La loro storia, è legata alla storia degli italiani immigrati in diverse località costiere dei Paesi Baschi (anche della Cantabria) nei primi anni del Novecento. Già nel 1880 esistono alcune registrazioni degli italiani a Ondarroa, Zarauz, ed altre località del Nord, anche se il loro soggiorno è stato transitorio: sono rimasti soltanto durante la stagione del bocarte dopodiché sono ritornati alle loro città di origine (Porticello, Sciacca, Trapani, Terrasini...vicine quasi tutte al capoluogo siciliano di Palermo). Tra questi primi italiani venuti nei Paesi Baschi si trovavano gli Oliveri, Vella, Cusimano, Orlando, Sanfilippo, Brambilla, Cefalù, Giannitrapani, Maccione, Tarantino, Dentici ... Erano per lo più “salatori”, cioè tecnici inviati dalle loro fabbriche. Il loro compito era quello di comprare le acciughe catturate dai pescatori, affittare un magazzino (detto 'magasin') dove salare le acciughe, e impiegare le donne dei pescatori per fare il suddetto lavoro. Però alcuni di questi salatori, stanchi di fare avanti e indietro ogni anno, decisero di stabilirsi in porti come Bermeo, Guetaria oppure Ondarroa nei Paesi Baschi (anche in porti come Santoña, Laredo, Colindres e Castro Urdiales in Cantabria). Così dopo comprare le acciughe, diventava più comodo occuparsi del processo di elaborazione della stessa e finalmente mancava soltanto spedirla ai porti di Genova, Napoli e Livorno, onde fornire il mercato italiano, avido consumatore di acciughe. Quindi, questi primi italiani che sono venuti nei Paesi Baschi e che si sono fermati qui, insieme a coloro che sono venuti dopo di loro –salatori e bottai-, sono diventati i propulsori del consumo e della produzione dell’acciuga. Una specie che, in quel tempo, veniva soltanto catturata nel Nord e che quasi nessuno voleva. Infatti, l’acciuga veniva soltanto utilizzata come esca per la pesca dell’orata. Grazie agli italiani però, con lo scorrere del tempo, l’acciuga divenne la base di una grande attività peschiera ed industriale e gli stabilimenti di salagione che aprirono, costituirono l’embrione della fiorente industria conserviera che oggi possediamo nei Paesi Baschi. Bibliografía: Fuente: El Diario Montañés http://www.eldiariomontanes.es/prensa/20070305/cantabria/memoria-italiana-anchoa-conserva_20070305.html

lunedì 20 maggio 2013

IL LEGAME TRA L’EUSKERA E L’ITALIANO

Continuiamo l'approfondita ricerca svolta da studenti e studentesse del gruppo C1, in questo caso più prettamente linguistica.

Che relazioni ci sono state tra l’Italia ed il popolo preindoeuropeo le cui origini sono le più ricercate? Quanti studiosi italiani si sono spinti più in là delle Alpi per arrivare vicino ai Pirenei e penetrare nell’intimità di questo popolo fino a raggiungerne l’anima, la lingua, pronunciando alcune parole basche che hanno il sapore del mistero linguistico europeo?

In effetti l’euskera, como l’etrusco o il sumero ed altre lingue attirano tuttora l’interesse di molti studiosi in quanto potrebbero dirci qualcosa di più sulla preistoria linguistica.

Tra gli studi svolti nel comparare l’euskera al latino, ne troviamo parecchi nel XVIII secolo. In questo senso, spicca il nome di un gesuita spagnolo che visse in Italia, Hervás y Panduro (1735-1809). Questi prende in prestito da Larramendi l’idea che il latino abbia molti elementi provenienti dall’euskera e sostiene che i frequenti latinismi siano quindi elementi antichi del vascuence che si sono conservati in latino. Hervás attribuisce la maggior somiglianza dello spagnolo all’italiano e la maggiore differenziazione dal francese semplicemente al fatto che le due penisole ebbero un sostrato cantabrico uguale, ovvero basco, mentre il sostrato della Francia fu il galico.

Tra coloro che supposero un contatto italo-basco ricordiamo anche Masdeu (1744-1817) che discute con alcuni italiani sostenendo che i baschi furono gli etruschi che parlarono latino, e Antonio Moguel (1745-1804) che, avvalendosi della conoscenza dell’euskera, esamina il tema della toponimia in Italia, trovando nomi baschi in tutta la penisola.

Inoltre, uno studio più recente di Mary C. Iribarren (2010) mostra come parole di tipologia basca sono presenti in Italia, soprattutto nelle parlate del sud e più in particolare nei dialetti calabrese e napolitano.

La fusione di culture in questi settori ostacola accurate connessioni dirette o indirette però si può concludere che le parole con terminazione –rr + vocale hanno, molto probabilmente, una radice basca e sembra legittimo ammettere la possibilità di un successivo tipo di influenza della lingua basca sullo sviluppo della suffissazione con –rr + vocale.
 

Comunque, sono sempre ipotesi o studi antichi e non abbiamo la certezza che siano veri e dimostrabili. O può sembrare che ci siano forzature audaci e che questi paragoni non siano del tutto affidabili oggigiorno.
Grazie a queste interessantissime informazioni, vien davvero voglia di continuare la ricerca e scoprirne di più. Non esitate a mandarci altre notizie in merito.