domenica 9 dicembre 2012

Come funziona Venezia?


Venezia non è solo una scenografia. È anche una città abitata, dove ci sono attività produttive, trasporti e servizi. Ma come funziona il "sistema Venezia"? Come si comportano le maree della laguna? Come sono fatti i rii? E le sponde? Cosa c'è sotto i palazzi? Dove passano i tubi del gas e dell'elettricità? Quali sono i problemi causati da un ambiente così umido? Alcune risposte le troverete in questo video che ci suggerisce Mercedes, una studentessa di livello B2.
È inoltre interessante conoscere il progetto MOSE che illustra il sistema di funzionamento delle paratoie, per salvare Venezia dall'acqua alta.


Il MOSE consiste in un sistema di paratoie a ventola a spinta di galleggiamento oscillante, a scomparsa, che secondo gli autori del progetto rispetta quanto era stato indicato nel 1982 dal voto n.209 del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ovvero che le opere non avrebbero dovuto modificare lo scambio idrico mare-laguna per non nuocere alla morfologia e alla qualità delle acque, non ostacolare la navigazione e quindi interferire con le attività portuali e di pesca e non alterare il paesaggio. Le paratoie, consistenti in strutture scatolari metalliche larghe 20 metri, lunghe tra i 20 e i 30 metri e spesse circa 5 metri, sono definite "mobili a gravità", in condizioni normali sono piene d'acqua e rimangono adagiate sul fondo, dove sono alloggiate in cassoni prefabbricati in calcestruzzo che poggiano sul fondale, preventivamente rafforzato. Quando è prevista una marea superiore ai 110 cm, vengono svuotate dall'acqua mediante l'immissione di aria compressa; in questo modo esse si sollevano, ruotando sull'asse delle cerniere, fino a emergere isolando temporaneamente la laguna dal resto del mare, fermando il flusso della marea. Il tempo di sollevamento delle paratoie è di circa 30 minuti, mentre la fase di rientro è di circa 15 minuti.

La quota di 110 cm oltre la quale le barriere entreranno in funzione è stata concordata dagli enti competenti come ottimale rispetto all'attuale livello del mare. Il MOSE, essendo un sistema flessibile, può comunque essere utilizzato anche per acque alte inferiori alla quota stabilita. Il sistema inoltre, a seconda dei venti, della pressione, dell'entità della marea, può essere gestito con modalità differenti, quindi anche con chiusure differenziate delle bocche di porto o chiusure parziali di ciascuna bocca.

Per la difesa delle tre bocche di porto sono previste complessivamente 78 paratoie, divise in 4 schiere: due schiere di 21 e 20 paratoie alla bocca di porto di Lido San Nicolò, la più ampia, collegate da un'isola artificiale; una schiera di 19 paratoie alla bocca del porto di Malamocco e una di 18 alla bocca del porto di Chioggia. Per assicurare la navigazione anche nei periodi in cui le barriere mobili sono in funzione, sono stati realizzati porti rifugio e conche di navigazione che consentiranno il transito delle imbarcazioni (grandi navi a Malamocco, barche da diporto, mezzi di soccorso e pescherecci al Lido e a Chioggia).

Il Consorzio Venezia Nuova, concessionario unico per la realizzazione delle opere di salvaguardia di Venezia, ha adottato questo tipo di paratoia, anziché un intervento di restringimento fisso alle bocche di porto come prevedeva invece il progetto del 1981, in quanto ritiene che non solo risponda alle esigenze funzionali, ma anche ottemperi a una serie di prescrizioni imposte, come l'assenza di strutture che alterino il contesto paesaggistico della laguna, la necessità di non diminuire i ricambi d'acqua indotti dalle maree e l'assenza di impatto sulle attività socio-economiche, in particolare il traffico navale e la pesca.

Vi è un ampio dibattito sulla reale rispondenza delle caratteristiche tecniche del MOSE ai requisiti richiesti dalla legge speciale per la salvaguardia di Venezia.
Pensate che valga la pena mettere in atto un progetto a dir poco faraonico per salvare Venezia?
E se ne avete voglia, leggetevi il testo Venezia è un pesce di Tiziano Scarpa, vi sorprenderà la chiave di lettura che l'autore ci suggerisce.



3 commenti:

  1. Venezia merita di essere salvata. Sarebbe tragico perdere una città unica al mondo, bellissima, forse la più bella. La prima volta che ci sono andato sono arrivato quando le orde di turisti erano già dormendo, e mi è sembrata una città fantastica, misteriosa, profondamente bella ed elegantissima. Quando l'ho vista illuminata dal sole mi sono commosso, è stata una sorte di sindrome di Stendhal ma senza bisogno di ricovero, non esageriamo. La aveva vista mille volte al cinema, nella tv... ma mi sembraba stranamente diversa, una sensazione che non ho avuto a New York o a Parigi. Mi sono allontanato dai posti più turistici della città e comunque ho trovato dei luoghi incantevoli che non appaiono nelle guide più vendute, per fortuna. Portavo "Venezia è un pesce" nello zaino e lo leggevo a poco a poco quando mi sedevo a riposare o già in albergo, al letto, prima di addormentarmi. Libro imprescindibile.
    Mi ha colpito così tanto questa città che sono dovuto tornarci pochi mesi dopo. Volevo vederla con la pioggia e il freddo... e l'ho vista perfino coi fiocchi. E mi è sembrata sempre (diversamente) bella.
    Non so se la soluzione più adeguata sia il Mose o meno, ma se non dovesse esserlo, trovarne un'altra diventerebbe una priorità "universale" (non dobbiamo scartare mai la soluzione aliena, visto che noi umani siamo a volte così meschini). Ma il pesce deve rimanere a galla , costi quel che costi!

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  2. Speriamo solo che il pesce non anneghi tra gli appalti dei lavori

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  3. PS: Quando ho parlato della soluzione aliena non mi riferivo agli alieni di Crozza!!! :-D

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