lunedì 11 marzo 2013

LE CITTÀ LETTERARIE.



BOCCACCIO AL FEMMINILE

Quest’anno si celebrano i 700  anni della nascita di Giovanni Boccaccio (1313-1375) il poeta e narratore toscano autore de Il Decamerone, raccolta di novelle del Trecento , opera che lui dedicò alle donne che amano. In occasione della giornata internazionale della donna, dal blog d’italiano vogliamo avvicinarvi a lui e al suo libro. Perché all’interno del Decameron - scritto fra il 1348, anno dell’epidemia di peste in Europa, e il 1353,  ed ambientato tra Firenze, a Santa Maria Novella, e Fiesole-, la figura femmminile viene a rivestire un’importanza tutta particolare. Boccaccio individua  il pubblico delle donne come il pubblico ideale, destinatario privilegiato della sua raccolta.
Già in testa all’opera compare la seguente indicazione:”Comincia il libro chiamato Decameron cognominato principe Galeotto, nel quale si contengono cento novelle in dieci dette da sette donne e da tre giovani uomini.”

Il riferimento a Galeotto introduce il tema dell’amore e delle donne.Il principe Galeotto era infatti, un personaggio dell’amore cortese che fu intermediario d’amore tra Lancillotto e Ginevra. E nel famoso verso del canto dell’Inferno di Dante, Francesca da Rimini termina il suo racconto  dicendo “Galeotto fu il V libro e chi lo scrisse”.

Ma la donna del Decameron non è più la donna-angelo presente nella cultura della fine del Duecento  e del Trecento di Dante. La donna boccaccesca è umana e piena di desiderio.

In Giovanni Boccaccio non c’è conflitto fra spiritualità e sensualità. Proprio l’eros e la sensualità femminile, tradizionalmente repressi e condannati, sono rivalutati con grande spregiudicatezza da lui, fino a capovolgere i luoghi comuni della polemica misogina (dall’insaziabilità sessuale all’infedeltà e all’adulterio delle donne).Vi invitiamo a conoscere la storia di monna Sismonda (giornata VII, novella 8) che applica il suo ingegno a tradire il marito, oppure quella di monna Filippa (giornata VI, novella 7) che difenderà l’adulterio davanti al tribunale di Prato come diritto alla piena soddisfazione erotica e alla libertà di disporre del proprio corpo. La donna , secolarmente esclusa dall’uso pubblico della parola, almeno una volta, con monna Filippa, se ne approppria e in tribunale, davanti a un pubblico maschile difende vittoriosamente i diritti delle donne non solo in amore, ma anche nel promulgare le leggi. La donna è capace di coraggio, dà  prova di virtù e di ingegno, ma la sfera della sua azione è sempre ed esclusivamente limitata all’ambito erotico.

Eppure alle donne che abitano nei conventi (La badessa e le brache, giornata IX, novella 2), Boccaccio ci fa sentire la forza dell’amore: “assai sono di quegli uomini e di quelle femmine che si sono stolti, che credono troppo bene che, come a una giovane è sopra il capo posta la benda bianca e indosso messole  la nera cocolla, che ella più non sia femmina né più senta dei femminili appetiti se non come se di pietra avesse fatta divenire monaca”.

Oltre alla lettura delle cento o soltanto di alcune novelle di Boccaccio se vi interessa leggerle e conoscere un po’ la Toscana e l’Italia del  Trecento,  potete vedere   anche il film di Pasolini  del 1971 ispirato a nove racconti  tratti dal Decamerone. E se volete approfondire ulteriormente, vi suggeriamo di guardare http://www.pasolini.net/cinema_decameron_AM.htm a cura di Angela Molteni. Ed anche di ascoltare e vedere Dario Fo mentre spiega l’opera di Giovanni Boccaccio.

2 commenti:

  1. Percorso interessantissimo e meraviglioso della storia con le sue luci e le ombre...così stiamo scoprendo in frammenti, come è stato le usanze di quel tempo.
    Grazie mille!!!
    Baci baci Judith

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  2. E chissà quante altre cose potremo scoprire nelle nostre città letterarie!

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